Pensavo di aprire questo post da un po'... Ora l'ho fatto... Non saprei come iniziare per cui decido di andar dritto al sodo. Sono un paio di giorni che rifletto su ciò che mi avete detto lunedì sera. Certo, non è stato un episodio piacevolissimo, ma credo che le critiche costruttive possano far bene, se comprese. Ho scelto di fare un mestiere nella vita: educare. Il problema è che ad oggi sono talmente entrata nel ruolo che non riesco a smettere (un po' come con le sigarette! Dai, che ci sto riuscendo!). Lo faccio con i miei alunni, lo faccio con voi, lo faccio con le persone che mi vogliono bene... o, almeno, credo di farlo... In realtà, molto più superficialmente, a volte, mi avvalgo del mio ruolo per esercitare pressione sugli altri, per pretendere qualcosa - attenzione, rispetto, fiducia, impegno... - . Ho sempre preteso moltissimo da me stessa. Raramente mi sono concessa di sbagliare. Non mi è servito a molto, perchè, poi, gli errori sono venuti a cercarmi comunque, tuttavia sono diventata piuttosto convinta di ciò che faccio e di ciò che penso. Il grande problema, però, è che quello che chiedo a me stessa non è molto diverso da ciò che chiedo agli altri, senza mai preoccuparmi del fatto che nessuno è uguale ad un altro e che tutti noi abbiamo parametri estremamente differenti, sia a livello di comportamento che di reazioni. Il mio compito non è quello di stabilire cosa sia giusto o non giusto fare o dire o pensare e poi fare in modo che lo pratichiate, ma è quello di starvi ad ascoltare, di prestare attenzione ai vostri bisogni, alle vostre esigenze che, com'è giusto per la vostra età, spesso, sono quelle di divertirvi e di stare a scherzare. Abbiamo un cammino da percorrere insieme, ma io voglio stare avanti solo per guidarvi, per indicare, per portare la bandiera, non per trascinarvi con una corda costringendovi a volere ciò che io voglio, a pensare ciò che io penso, a comportarvi come io mi comporto, perchè io per prima sbaglio e perchè Qualcuno a cui guardare lo abbiamo già... e Lui vale per tutti!
Vi voglio bene,
Aledu.